Il lavoro dell’ape si concentra nell’elaborazione del nettare, un liquido zuccherino che viene secreto dai fiori e presenta un contenuto di zuccheri variabile tra il 20% ed il 70% in funzione dalla specie vegetale e dai fattori ambientali, primo fra tutti le precipitazioni. L’ape elabora questa sostanza zuccherina portandola ad un massa sciropposa e densa: il miele di nettare.
Ma il miele di nettare non è l’unico tipo di miele che l’ape è in grado di produrre, essa è in grado di sintetizzare anche altri zuccheri producendo il miele di melata. In quest’ultimo caso l’ape sintetizza delle sostanze zuccherine, sempre di origine vegetale, prodotte da altri insetti, che dotati di apparato boccale pungente e succhiatore, prelevano linfa e digerendo le sostanze azotate rigettano gli zuccheri predigeriti sotto forma di gocce. In questo caso si dice che l’ape ha prodotto miele di melata.
Sia il miele di nettare che quello di melata vengono immagazzinati nell’alveare sotto forma liquida e in questo stato di fase l’apicoltore raccoglierà il miele di nettare/melata. Questo stato liquido dura però poco tempo in quanto il successivo cambiamento di stato (fisico) è quello della cristallizzazione che può avvenire in un periodo di tempo più o meno lungo (indicativamente da qualche giorno a qualche mese).
Spesso il consumatore non abituale ritiene, a torto, che l’ape produca due tipi di miele: uno liquido e l’altro cristallizzato. Purtroppo questo è un mito che dovrebbe essere sfatato. Il processo di maturazione del miele è un processo lungo ed elaborato e spesso questo viene ignorato dalla maggioranza dei consumatori che in qualche caso ritengono che al miele cristallizzato sia stato aggiunto dello zucchero.